sabato 7 aprile 2012

La fatica di dire di no

Una tappa fondamentale nello sviluppo di un bambino è la maturazione della capacità di dire di no: è una prima affermazione di sé ed è essenziale al piccolo per poter cominciare a scegliere i suoi stimoli preferiti.
Allora, se nel nostro sviluppo è così importante quest'acquisizione, perchè noi adulti facciamo così fatica a dire di no ai nostri figli?
Le scenate al supermercato per qualcosa che vogliono comprare, le urla al parco perchè non vogliono andare a casa, i pianti disperati per rimanere alzati a guardare la tv quando è ora di dormire... ci spaventano e ci inibiscono.
A volte pensiamo che pur di farli smettere accetteremmo qualsiasi cosa, altre volte che non ci sembra corretto frustrarli visto che la vita è già abbastanza dura di per sé.
Il nostro modo di reagire alle proteste di un bambino è spesso influenzato dai sentimenti che proviamo quando non possiamo avere quello che vogliamo, o quando dobbiamo affrontare la protesta, l’ira, la delusione o l’insistenza di un’altra persona. La maggior parte dei genitori sopporta a fatica l’insoddisfazione e il pianto del figlio: il pianto li fa soffrire e vogliono intervenire per placarlo, ma spesso non sanno come fare e aspettano che sia il bambino a comunicare loro in qualche modo la soluzione.
È in momenti come questi che i genitori devono prendere le distanze dal figlio, per poter distinguere i propri sentimenti e le proprie sensazioni dai suoi, devono pensare per conto proprio e non cercare la guida del bambino.
La frustrazione utilizzata in modica quantità ha un valore strutturante per il bambino sul piano mentale, il genitore che accontenta in tutto e per tutto il bambino, addirittura prevenendone i desideri e evitando qualsiasi frustrazione, corre il rischio di privarlo di un esperienza fondamentale. Il prevenire sempre i desideri del bambino finisce per essere infatti per lui un’esperienza che gli impedirà due cose: la mentalizzazione di un bisogno insoddisfatto che gli possa creare una certa dose di disagio e, secondariamente, la spinta all’utilizzo delle sue stesse risorse per uscire da questa esperienza di disagio. Sarà invece la scoperta delle sue stesse risorse che lo renderà sempre più sicuro. È evidente che non stiamo parlando del neonato che ha invece la necessità di un accudimento completo e totale, si parla al contrario del bambino che cresce nel tempo sperimentando la sua conoscenza dell’ambiente.


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