lunedì 25 giugno 2012

Ma che cos'è l'autismo?!

Oggi care mamme sento il bisogno di fare chiarezza su un punto importante, che così spesso preoccupa i genitori dei piccoli e di cui si sente sempre più parlare ma in maniera poco comprensibile.
Il tema in questione è l’autismo, sindrome che si manifesta nei primissimi anni di vita e di cui hanno parlato, magari un po’ romanzando, molti film e diversi libri.
L’autismo è un disturbo dello sviluppo che colpisce circa 10 bambini su 10.000. La maggior parte delle diagnosi viene effettuata quando il bambino ha già più di quattro anni, ma è importante invece che possa essere stabilita prima così da poter iniziare precocemente programmi riabilitativi sfruttando la plasticità della mente dei piccolissimi. Il recupero a quel punto può essere davvero significativo.
I sintomi che i genitori più frequentemente mi riportano come segnali che li hanno insospettiti, ma a cui per mesi e mesi non hanno dato troppo peso sono:
- stranezze nella comunicazione (ad esempio il bambino ripete ossessivamente sempre lo stesso suono, o tarda significativamente a parlare, o comunica prevalentemente tramite suoni prodotti con la bocca e la lingua che non sono parole, dopo 15-18 mesi),
- mancanza di gioco simbolico (cioè il bambino è incapace di giocare a fare finta di telefonare, mangiare, cucinare, lavorare come il papà…),
- assenza di imitazione (il bambino non imita nessuna azione propostagli in forma di gioco),
- sguardo sfuggente (il bambino non guarda mai o quasi mai negli occhi l’interlocutore, mamme e papà compresi),
- manierismi nei movimenti di mani e dita (movimenti senza scopo, ripetuti continuamente e senza apparente senso),
- reazioni insolite a suoni o luci lampeggianti (fissazione sulle luci che necessita dell’interruzione da parte dell’adulto, estremo fastidio per suoni leggermente più forti del normale),
- strane posture assunte (che vi sembrano scomode e innaturali),
- scarsa o assente ricerca di contatto fisico,
- apparente disinteresse per numerose varietà di stimoli. 
Chiaramente questi sono alcuni indicatori che presi singolarmente non hanno nessun valore, ma che vi devono insospettire se si presentano in combinazione.
Se foste preoccupate mamme, nessun allarme: chiedete una visita in neuropsichiatria infantile e parlate loro dei vostri dubbi. Meglio fugarli con un percorso di valutazione che tenerli per sé.
Anche perché per il vostro bimbo sarà un gioco divertente affrontare le prove che gli verranno proposte.



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lunedì 18 giugno 2012

Vivere i distacchi

La vita di ognuno di noi prevede che prima o poi si debbano affrontare distacchi e separazioni.
Il primo grande distacco è quello che il bambino e la sua mamma vivono all’atto della nascita: non sono più una cosa sola, un corpo solo, ma diventano improvvisamente due persone separate. Il dolore fisico del parto porta con sé anche il dolore emotivo dell’allontanarsi.
I nove lunghi mesi che precedono questo evento servono al pensiero delle mamme per prepararsi a stringere tra le braccia qualcuno che è cresciuto dentro di loro, grazie a loro e che le ha accompagnate ovunque.
Quando il proprio figlio nasce la gioia si accompagna alla malinconia: quel cucciolino che prima era solo nostro ora è di tutti e soprattutto di sé stesso; quanta fatica allontanarsi, quanta solitudine quando si resta sole.
Mamme, imparare a vivere i distacchi è importante, perché essi sono momenti di crescita sia per i piccoli che per voi. Solo allontanandosi si può capire che si sta bene insieme.
Il parto è il primo di questi momenti, ma ce ne sono sempre di nuovi dopo di esso: la fine dell’allattamento permette ai bambini di provare nuove sensazioni apprendendo nuove autonomie e permette a voi maggiore libertà di movimento, anche se vi mancherà quel contatto così intimo.
L’inizio del nido, o della scuola materna, permette ai piccoli di stare con i loro coetanei e costruire le prime amicizie e permette a voi di occuparvi con più serenità di tutto ciò che avevate dovuto accantonare per un po’, anche se vi sembra di sentire il vostro bimbo così lontano per tutta la giornata.
Insomma, gli allontanamenti e i distacchi sono fisiologici e salutari, per questo più sono vissuti con serenità meno saranno dolorosi. Ogni momento di passaggio chiude sì una fase di vita che sicuramente vi mancherà, ma apre a nuove emozioni ed esperienze e rafforza il rapporto che avete con il vostro bimbo.
Pensate a questo: per guardarsi negli occhi non si può essere la stessa persona, per mandarsi un bacio che vola non si può essere abbracciati, per corrersi incontro non si può essere già vicini, per sentire la mancanza dell’altro non si può essere nello stesso luogo.
 
 

lunedì 11 giugno 2012

Buonanotte, bebè!

Perché è così difficile il momento dell’addormentamento dei bebè per così tanti genitori?
Quante volte si sente dire “ah il mio bambino non si addormenta se non è attaccato al seno” oppure “ah non c’è verso di farlo addormentare nella culla, solo in braccio” e altri frasi simili che sicuramente in questo momento vi vengono in mente.
Per un bambino, soprattutto un neonato, lasciarsi andare al sonno è un lancio di dadi: non sa se quando si sveglierà tutto sarà ancora al suo posto, perché non ha ancora imparato che le persone esistono anche quando lui ha gli occhi chiusi e non le vede. Quindi il momento dell’addormentamento è sicuramente delicato e un po’ ansiogeno per il piccolo, ma non lo deve diventare anche per i suoi genitori se no è un po’ come passargli il messaggio “si fai bene a preoccuparti, lo sono anche io”.
La serenità di chi lo accompagna alla nanna e lo mette nel lettino è in assoluto l’unica cosa veramente necessaria al bambino per rilassarsi. Tutto il resto sono coccole che lo gratificano e sicuramente lo fanno stare bene, ma diventano un’arma a doppio taglio se la convinzione che le genera è che esse siano indispensabili allo scopo.
Mamme, papà, instaurate piuttosto una routine positiva per il bimbo che deve andare a dormire la sera: sempre alla stessa ora annunciategli che è ora di fare la nanna, coccolatelo, adagiatelo nella culla o nel lettino, fategli una carezza o cantategli una canzoncina, ma poi salutatelo e allontanatevi.
Siate sereni nel farlo perché è la cosa più importante.
E se il bimbo piange? Allora tornate da lui e ripetete la routine, ma non pensate che abbia bisogno di altro se sapete che ha il pancino pieno e il pannolino pulito. Rassicuratelo della vostra presenza, dategli un bacio e poi allontanatevi.
Il piccolo imparerà che il suo lettino è fonte di rilassamento e non di angoscia, che ci si può riposare tranquilli e non avere paura di trovarvici a tradimento dopo essersi addormentati tra le braccia di mamma o papà.
E voi genitori godetevi lo spazio lasciato dalla nanna del vostro bebè per ritrovarvi e tornare, anche solo per qualche ora, alla spensierata vita di coppia.
 
 

domenica 3 giugno 2012

Buonanotte, mamme!

Il tempo della nanna, così essenziale per il benessere del bambino e dei suoi genitori, è spesso fonte di preoccupazioni e ansie. Le neo mamme, quando descrivono i loro neonati, uno dei primi riferimenti che fanno è al sonno: quanto dorme il piccolo la notte e quanto le lascia dormire.
Perché non dormire di notte, per noi adulti, è faticosissimo e quando succede per più giorni diventa davvero un problema. Durante il giorno ci si sente a pezzi, i pensieri non sono lucidi, i nervi sono a fior di pelle e ogni difficoltà sembra una montagna da scalare.
Inoltre la notte, quando i bimbi si svegliano, il tempo sembra non passare mai: si è sole di notte, mentre il proprio compagno dorme perché il giorno dopo lavora; si è sole con i propri pensieri, con la propria fatica, con quel bebè che strilla e che non trova pace. Non si può chiamare nessuno al telefono per due chiacchiere confortanti, non c’è nessuna compagnia nei programmi televisivi, nessun rumore a fare da sottofondo. Ci si preoccupa anzi di svegliare il marito, gli altri figli, i vicini di casa.
La notte è un momento delicato e i pensieri negativi si fanno avanti più facilmente.
Mamme, trovate qualcosa che la notte, quando il bebè piange o proprio non vuole tornare a dormire, possa farvi sentire meno sole: mettete un po’ di musica di sottofondo, mettete un dvd comico nel lettore e lasciate che le immagini vi strappino qua e là un sorriso, accendete il computer e aprite la pagina internet del gossip o della moda così che vi distragga quando le date un’occhiata.
Insomma, non lasciate che l’ansia e i cattivi pensieri vi sovrastino; pensate che state facendo una grande fatica ma che la notte poi finisce e domani tutto andrà meglio.
Più riuscite a stare tranquille più quella tranquillità passerà al vostro bambino.
E la cosa davvero importante è che il giorno successivo voi recuperiate energie, che vi riposiate quando il piccolo dorme: le incombenze domestiche possono aspettare!



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