mercoledì 28 novembre 2012

Il massaggio del neonato (AIMI)

Il massaggio del bambino non è una tecnica, è un modo di stare con il proprio bambino.
Il massaggio del bambino è un’antica tradizione presente nella cultura di molti paesi. Recentemente è stata riscoperta e si sta espandendo anche nel mondo occidentale.

L’evidenza clinica e recenti ricerche hanno, inoltre, confermato l’effetto positivo del massaggio sullo sviluppo e sulla maturazione del bambino a diversi livelli.
Il massaggio del bambino è semplice, ogni genitore può apprenderlo facilmente, flessibile, e può adattare alle esigenze del bambino, fin da piccolo e durante le diverse fasi della sua crescita.
Con il massaggio possiamo accompagnare, proteggere e stimolare la crescita e la salute del nostro bambino, è un mezzo privilegiato per comunicare ed essere in contatto con lui.
Il massaggio: 


  • Favorisce uno stato di benessere nel bambino;
  • Aiuta il bambino a scaricare e dare sollievo alle tensioni provocate da situazioni nuove, stress o piccoli malesseri;
  • Favorisce il rilassamento del bambino; 
  • Stimola, fortifica e regolarizza il sistema circolatorio, respiratorio, muscolare, immunitario e gastro-intestinale e così previene e dà sollievo al disagio delle coliche gassose;
  • Può prevenire e dare sollievo al disagio provocato dalle coliche gassose;
  • Può rivelarsi un buon sostegno nei disturbi del ritmo sonno-veglia; 
  • Favorisce nel bambino la conoscenza delle varie parti del corpo sostenendo lo sviluppo dell’immagine di sé, così da far sentire il bambino aperto, sostenuto ed amato; 
  • Favorisce il legame di attaccamento e rafforza la relazione genitore-bambino;
  • E’ un’esperienza di profondo contatto affettivo tra genitori e bambino, che favorisce il rilassamento di entrambi;
  • Nutre e sostiene nell’arte di essere genitori.

fonte: http://www.aimionline.it/

martedì 20 novembre 2012

La giornata mondiale dell'infanzia


La convenzione ONU stipulata nel 1989 sancisce i diritti di bambini e adolescenti. Tutti dovrebbero leggerla almeno una volta.

In particolare vorrei focalizzare l’attenzione sul dodicesimo articolo, che recita “Hai diritto a esprimere la tua opinione su tutte le questioni che ti riguardano. La tua opinione deve essere ascoltata e presa in seria considerazione.” Mi chiedo quante volte siamo in grado di farlo.

Quante volte prevale la nostra assoluta certezza di adulto nell’imporre determinate scelte? Quante volte non abbiamo cinque minuti di tempo per chiedere ‘tu cosa ne pensi?’? Quante volte rifiutiamo il confronto per paura che la nostra autorità ne risenta?

Nella Convenzione è stata riconosciuta l’importanza di valorizzare l’opinione dei bambini, dando loro l’opportunità di esprimerla. È chiaro che poi il genitore o l’adulto in genere è chiamato a perseguire il bene del piccolo, ma senza l’arroganza di dare per scontato, o per inutile, il suo pensiero.
Chiedere a un bambino cosa ne pensa lo fa sentire immensamente valorizzato; si apre la strada al dialogo, si valorizza la comunicazione, si fa concretamente sentire che cos’è il rispetto.

domenica 18 novembre 2012

I gruppi di genitori (www.spazioallemamme.it)


Perché sono importanti i gruppi di genitori?
Da “La rabbia delle mamme” di A. Marcoli (Oscar Mondadori 2011), alcuni punti di riflessione in merito:
  • Diminuiscono la solitudine con cui viene assunto il ruolo di genitore. In un gruppo di condivisione non si è più soli. 
  • Si percepisce il conforto e la maggior forza data dall’appartenenza: nel gruppo ci si sente tutti sulla stessa barca. Ci si sente capiti e sostenuti. 
  • Si ottiene un arricchimento e una modifica delle immagini mentali, sia la propria sia quella dei figli. Gli altri genitori aiutano a guardare e vedere le cose anche con i loro occhi, che non in genere meno severi e critici dei propri. 
  • Aumenta il dialogo e migliora la comunicazione all’interno della famiglia. Questa maggiore capacità protegge i figli e diminuisce il rischio di agiti aggressivi e distruttivi. 
  • Aumenta la capacita di ascolto vero. Si accoglie l’altro per come è nella realtà, che non sempre corrisponde a come l’abbiamo in mente noi. 
  • Si crea la possibilità di uno scambio continuo di informazioni e riflessioni necessarie a chi vive la stessa situazione e gli stessi problemi. Tante informazioni utilissime per tutti i genitori vengono messe a disposizione di ognuno da chi ha avuto la possibilità di acquisirle nella propria esperienza personale. 
  • Migliora la capacità di stare nell’incertezza e nel dubbio. Quando non ci sentiamo soli, ma accompagnati e capiti, diventa più facile anche tollerare il territorio dell’incerto, del dubbio, del disorientamento che caratterizzano tutti i momenti di piccoli e grandi cambiamenti di vita. 
  • Aumenta la consapevolezza dei propri conti personali o familiari in sospeso con la vita e spesso proiettati massicciamente sui figli senza neanche rendersene conto. Con il tempo si impara a liberarsene per non far pagare ai propri figli i propri conti in sospeso col passato. 
  • Migliora la capacità di separazione e rispetto dei confini reciproci. I figli potranno così cominciare a costruire la loro identità autonoma, messa a rischio da legami spesso di dipendenza reciproca basati su schiaccianti sensi di colpa e ricatti affettivi. 
  • Si crea la possibilità di chiudere i conti in sospeso con i propri genitori. La possibilità di riuscire a poco a poco a far pace con i genitori che ognuno si porta dentro, sia che siano vivi oppure ormai morti. 
  • Nasce la possibilità di cambiare ottica di lettura. Ci si pone domande diverse che aiutano a trovare strade e soluzioni diverse che non si ritorcano più né contro i genitori, né contro i loro bambini. 
  • Si presenta la possibilità di sanare vecchie ferite. Racamier, famoso psicoanalista, diceva che ogni ferita si può chiudere, ma solo a una condizione: che prima venga aperta.

venerdì 2 novembre 2012

Sacrosanta verità.

"Nessuno dà una medaglia a chi ne esce completamente da solo, lo sai vero?" 
[C. Dunne]

La verità, grazie.



Cara mamma,

come stai? Sai, te lo chiedo perché in questi giorni ti sento stanca, distante, pensierosa; mi viene voglia di urlare più spesso e di farti arrabbiare di più, così capisco quello che ti passa per la testa, perché in quel momento so che ce l’hai con me. E, anche se sembra strano, mi sento più sicuro.

Perché nel resto del tempo io ti guardo e ti vedo sorridermi, ma avverto una sensazione strana, come se non ci fosse gioia in quel sorriso. Come se i tuoi occhi dicessero qualcosa di diverso. Dentro di essi vedo che stai male mamma, ma non capisco perché e mi preoccupo moltissimo, penso che da un momento all’altro possa succedere chissà cosa e l’ignoto è una grande minaccia per me, fa davvero paura.
Puoi dirmi la verità mamma? Per favore. Dimmela con parole che si adattino ai miei tre anni, che io possa capire, ma non fare finta, se il dolore è troppo grande non ci riesci fino in fondo. 
Certo, tu pensi che io non capisca, sono così piccolo! Ma certe cose, mamma, lo sai meglio di me, passano dalla pelle, dalla pancia, dagli occhi e mi colpiscono anche se sono piccolo. Il mio problema è che non me le so spiegare, quindi ho bisogno che lo faccia tu.
Non dire che va sempre tutto bene se non è così, che stai sempre bene se non è così, che non è cambiato niente se non è così. 
Posso capire se mi racconti che sei un po’ arrabbiata, che stai un po’ male e che forse adesso nella nostra giornata qualcosa cambierà perché i grandi fanno delle scelte.
Rassicurami poi, quello sì, dicendo che sarai sempre la mia mamma e non dovrò preoccuparmi perché ci sarai sempre per me, perché mi aiuterai ogni volta che ne avrò bisogno e mi amerai infinitamente ogni giorno della tua vita.
Ma non mentirmi, mamma, non pensare che io non percepisca, che non senta, che non mi spaventi: ricordati piuttosto che non capisco e ho bisogno che tu mi spieghi, con parole semplici, tacendo i dettagli che credi siano troppo per me, ma che tu mi dica la verità, grazie.
Ti voglio bene mamma.