venerdì 26 ottobre 2012

I nonni ieri e oggi



Quando ripenso alla mia infanzia i ricordi sono per la maggior parte per i miei nonni.
E così sembra essere, in generale, per la mia generazione: nonni sempre a casa, che accudiscono i nipoti quasi ventiquattro ore al giorno, quasi sette giorni su sette.
Il mondo negli ultimi trent’anni è cambiato per tutti, anche per i nonni: oggi, spesso, i nonni lavorano ancora, hanno tanti interessi e attività, hanno coltivato negli anni amicizie e spazi di libertà a cui non si sentono di rinunciare in toto.
E i figli, neogenitori, non se ne capacitano: ma come, proprio tu, mamma, che mi hai lasciato dalla nonna per poter lavorare e magari fare carriera, proprio tu, papà, che eri ben felice di sapermi al sicuro dai tuoi genitori tutto il giorno, ora non siete disposti a fare da baby-sitter a tempo pieno? E io, ora, come faccio? Gli asili nido costano, uscire dal lavoro all’orario di chiusura della scuola materna non mi è possibile, e il calcio? Chi porta mio figlio a calcio?!
Beh, cari genitori, oggi impariamo a non dare per scontata la disponibilità altrui; impariamo a chiedere, senza pretendere, ciò di cui abbiamo bisogno, considerando la possibilità che la risposta sia un no; impariamo che la nostra scelta di avere un figlio non implica automaticamente la scelta dei futuri nonni di avere un nipote. 
Insomma, quando diventiamo genitori, ci allontaniamo un po’ dalla dipendenza dell’essere figli; crearsi una famiglia è anche questo.

lunedì 22 ottobre 2012

Da te mi aspetto di più!



Spesso sento dire questa frase, i genitori la rivolgono ai figli, gli insegnanti agli alunni, i coach ai piccoli giocatori. E l’intenzione è sicuramente delle migliori, si pensa di spronare il bambino in questione, muovendo chissà quale leva d’orgoglio, facendolo sentire pieno di esuberante potenzialità inespressa.
Ma vi siete mai chiesti se è davvero così, ogni qual volta pronunciate quelle sei parole? Vi siete mai chiesti se davvero in quel preciso momento, in quelle condizioni, quel bambino poteva dare di più? E vi siete chiesti se per lui ne valeva la pena?
La frase “da te mi aspetto di più” porta con sé un senso di amarezza non apertamente dichiarato, fa sentire di aver mancato qualcosa, di aver deluso la persona che la pronuncia.
E chi lo dice che questo si riveli sempre un incentivo e non diventi un senso di colpa?
Proviamo piuttosto a cercare di metterci nei panni del bambino che abbiamo di fronte prima di pronunciare quelle parole e chiediamoci se noi, nelle sue condizioni, le apprezzeremmo. 
Proviamo a pensare se, dopo una giornata di lavoro, con tutti i pensieri che ci vengono per quello che succede a casa, qualcuno per noi davvero importante ci dicesse “da te mi aspetto di più” per aver mancato un obiettivo per noi non particolarmente importante. Come ci sentiremmo? Ci verrebbe sicuramente voglia di fare meglio o ci sembrerebbe di non essere proprio capiti?

martedì 16 ottobre 2012

Spazio Alle Mamme!

E' ONLINE IL NUOVO SITO!!!


Gruppi per mamme, dedicati al confronto e al reciproco aiuto in questa particolare avventura della vita, perchè è estremamente importante condividere le difficoltà e non essere sole!! Gruppo DI mamme, PER le mamme, CON le mamme.

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mercoledì 10 ottobre 2012

Dire, fare, baciare, lettera, testamento.

Ci giocano i bambini da chissà quanto tempo, giochiamoci anche noi!
Dire: i bambini hanno delle antenne meravigliosamente sensibili, colgono tutto, soprattutto quello che non viene detto, i segreti, quelli che turbano la mamma, il papà o l’intera famiglia. E se non se ne sentono dare una spiegazione possono averne paura, perché si fanno delle fantasie con ciò che hanno a disposizione. Impariamo a poter dire ai nostri figli, piano piano, con molto tatto, anche quando le cose non vanno bene, rispondendo alle loro domande, non eludendole.
Fare: ai bambini oggi sono offerte mille e una possibilità di fare e a volte i genitori si sentono in difficoltà se rinunciano a qualcosa. Ci sono corsi di nuoto, danza, calcio, musica, lingua straniera, disegno… Insomma, tante attività bellissime e sicuramente utili, ma che forse passano in secondo piano l’importanza dello stare, e non del fare, con i propri figli. Impariamo a stare insieme anche senza avere sempre a disposizione strumenti accessori, ma con noi stessi come primo strumento.
Baciare: beh, quanti baci si danno ai bambini? Quanto li si brama quei bacetti, quelle dimostrazioni di affetto, quel contatto così vicino e dolce? Ma ci chiediamo mai quanto sia intimo un bacio e quanto noi adulti scegliamo con cura a chi darlo? Ricordiamocene quando insistiamo che nostro figlio baci la vecchia zia mai vista, o l’amico di famiglia con la barba ispida, ricordiamoci cosa gli stiamo chiedendo, pensiamoci un attimo se è il caso di arrabbiarsi perché non vuole farlo. E magari troviamo un compromesso che rispetti la nostra voglia che il piccolo dimostri affetto verso qualcuno e la sua voglia di concedere la sua cosa più preziosa a chi non sente così vicino. Non si può mandarlo con la manina da lontano quel bacio?
Lettera: nell’era multimediale le lettere non esistono più, ci sono le e-mail, ma il nostro gioco non si è ancora aggiornato, pensa ancora in termini di carta-e-penna. Ma il senso e il contenuto non cambia, le lettere si scrivono agli amici lontani per mantenere un contatto, per raccontare di sé, per sapere come stanno. Gli amici vanno coltivati, non sottovalutiamone l’importanza, né per noi né per i nostri figli. Gli amici vanno rispettati e vanno scelti, ognuno sente con chi vuole condividere un pezzo di vita. In ogni caso stare con gli altri fa bene. E se non abbiamo tempo di vedere le nostre amiche, mamme, non lasciamo che si dimentichino di noi, scriviamo lettere, mail, bigliettini per piccioni viaggiatori, ciò che preferite, ma teniamole strette.
Testamento: perché in un gioco per bambini c’è il riferimento alla morte? Perché ogni cosa comincia e finisce e l’idea della morte è più che altro l’idea delle cose che ad un certo punto della propria vita bisogna lasciare. Perché è giusto così, anche quando fa un po’ male. Quindi prima o poi il ciuccio va lasciato, il lettone abbandonato, la sicurezza di casa lasciata ad aspettare nelle ore di scuola. E non si possono togliere ai figli le piccole sofferenze che li aiutano a crescere, sono loro essenziali. Si può stare vicino e accogliere i sentimenti che portano con sé, anche se brutti e difficili, lasciando però che la vita faccia il suo corso.

mercoledì 3 ottobre 2012

Riflessioni...

"Voglio anche sottolineare che, nonostante pareri contrari, occuparsi di neonati e di bambini non è un lavoro per una persona singola. Se il lavoro deve essere fatto bene e se si vuole che la persona che primariamente si occupa del bambino non sia troppo esausta, chi fornisce le cure deve a sua volta ricevere molta assistenza. Varie persone potranno fornire questo aiuto: in genere è l'altro genitore, in molte società, compresa la nostra, l'aiuto proviene da una nonna. Altri che possono essere coinvolti nell'assistenza sono le ragazze adolescenti e le giovani donne. Nella maggior parte delle società di tutto il mondo questi fatti sono dati per scontati e la società si è organizzata di conseguenza. Paradossalmente ci sono volute le società più ricche del mondo per ignorare questi fatti fondamentali. Le forze dell'uomo e della donna impegnati nella produzione dei beni materiali contano come attivo in tutti i nostri indici economici. Le forze dell'uomo e della donna dediti alla produzione, nella propria casa, di bambini sani, felici e fiduciosi in sé stessi, non contano affatto. Abbiamo creato un mondo a rovescio." [J. Bowlby]